E la Regione annuncia “sconti ai pendolari” Ma sono già in vigore e contestati da 5 anni

L’autostrada “di montagna” ha partorito il topolino: il vertice sul caro-pedaggi dell’A24 al Ministero dei Trasporti non ha portato all’attesa riduzione delle tariffe, ma solo ad alcune agevolazioni, peraltro già in vigore da 5 anni e riservate esclusivamente a chi si “abbonerà” alla Roma-L’Aquila con almeno 20 passaggi mensili al casello. “Dopo il ventesimo passaggio inizia in sostanza una scontistica importante che arriva fino al 20%- ha annunciato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Fabio Refrigeri- e di fatto contenendo l’aumento attuale”. Ma il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, esulta: “Questa sarà una boccata di ossigeno per i pendolari. È una giornata importante perché avevamo preso un impegno, fatto una promessa e non ce ne siamo dimenticati e la stiamo portando avanti”. Diversamente da come andò 4 anni fa: il 29 gennaio 2014, infatti, l’assessore regionale Concettina Ciminiello assicurò che “la giunta ha dato mandato all’avvocatura di verificare se esistono le condizioni per un ricorso al Tar contro gli aumenti”. Però il ricorso alla giustizia amministrativa non è mai stato più presentato, a differenza del 2006, quando le Regioni Lazio e Abruzzo impugnarono insieme gli aumenti al Tar. Le 2 Regioni ora invece finanzieranno l’applicazione della riduzione, ma gli automobilisti dovranno munirsi di telepass, come già accade da 5 anni, e con scarso successo, secondo la stessa società concessionaria, che nel 2016 disse: “Strada dei Parchi ricorda ai pendolari che esiste da tre anni una possibilità di abbattere fino al 20% il costo autostradale per chi possiede un Telepass. In Abruzzo, in particolare, forse per una diffidenza verso lo strumento Telepass, solo pochissimi pendolari hanno usufruito dello sconto”. Molti lamentano da allora i passaggi burocratici poco “agevoli” per riuscire ad usufruire delle agevolazioni.

PERCHE’ I COMUNI NON RICORRONO AL TAR?

Nella mobilitazione dei sindaci, spesso risolta in mere passarelle in fascia tricolore (più che altro a favore di telecamere e selfie per i social network), incombe una tara: quella del Tar. Nessuno, infatti, che pronunci quelle tre semplici lettere dell’acronimo del Tribunale amministrativo regionale. Eppure, nella querelle sul caro-pedaggi, solo un giudice terzo o un’autorità di garanzia indipendente può intervenire sul contratto di una concessione nel quale sia il Ministero dei Trasporti che la società concessionaria sono portatori di reciproci, legittimi interessi. Cosa ci si può aspettare, infatti, dai vertici con queste due parti in causa, che sono in conflitto d’interessi sin dal 2003 rispetto ad una concessione basata su requisiti non del tutto corrispondenti al vero, come la tariffazione montana del tratto fra la diramazione del Grande raccordo anulare e la tangenziale est di Roma: “Pianura 0 km – Montagna 7,2 km”? Così, infatti, indica il Rapporto del Ministero delle Infrastrutture, nel quale l’intera A24 Roma-Teramo è indicata così: “Pianura km 0 – Montagna km. 159,3”. La Regione, che ora arriva alla beffa di annunciare uno “sconto” vecchio, in vigore da ben 5 anni e riservato, come da normale prassi commerciale, a chi si “abbona” percorrendo almeno 20 passaggi mensili al casello, annunciò nel 2014 un ricorso mai presentato. Allora lo presentò il Comune di Subiaco, che però non chiese la sospensiva cautelare fino al 2016, quando presentò motivi aggiunti contro l’ennesimo rincaro. Ma il Collegio non ritenne “sussistente tale necessario presupposto, in quanto, in primo luogo, il Comune ricorrente non ha allegato elementi nuovi e diversi rispetto a quelli riconducibili al ricorso introduttivo – peraltro avente ad oggetto aumento tariffario superiore a quello di cui al decreto interministeriale impugnato con i motivi aggiunti – per il quale non era stata richiesta tutela cautelare”. L’ultimo atto presentato dal Comune in questo ricorso n° 3911 risulta essere la domanda di fissazione udienza, risalente al 19 maggio 2016. Da allora è calato il silenzio, nonostante gli annunci che il sindaco, Francesco Pelliccia, fece allora: “al lavoro per valutare l’opportunità di un appello al Consiglio di Stato o una richiesta di pronta fissazione di udienza per la discussione del merito del ricorso. Non possiamo consentire che gli interessi dei colossi economici continuino a condizionare negativamente le opportunità di sviluppo del nostro territorio, comprimendo di fatto i diritti Costituzionali e dell’Unione Europea alla libera circolazione delle persone, nonché il principio dell’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini. Siamo disposti a combattere, se necessario, sino alle Magistrature Superiori e, se necessario, dinanzi alla Magistratura Europea”.