L’estate che verrà non dovrebbe lasciare a becco asciutto. La magra è superata, però la situazione idrica non è ancora rientrata nella normalità. E, per evitare le turnazioni, serviranno interventi, prevede l’Acea Ato 2 nel suo “primo Rapporto su rischio alluvioni, frane, cavità del
sottosuolo e acque sotterranee” presentato il 6 aprile, nel quale si registra una generale “riduzione di disponibilità di risorse idriche alle fonti di approvvigionamento”, fatta eccezione che per il Pertuso, la principale sorgente del fiume Aniene. Dove le captazioni sono infatti aumentate da 360 a 470 litri al secondo: “contribuiscono 110 litri al secondo dei 190 litri al secondo concessi dalla Regione” fino al 30 giugno prossimo (mentre la fonte del Ceraso nell’acquedotto Simbrivio è passata da 600 a 360 litri al secondo).
LA SITUAZIONE – Dopo l’annus horribilis 2017 (“fino a fine ottobre ha portato in Italia ben poca pioggia. È possibile stimare che da gennaio a ottobre sia mancata all’appello l’impressionante cifra di 58 miliardi di metri cubi d’acqua, pari a più di quella contenuta nel Lago di Garda”), infatti, “le precipitazioni, (soprattutto di dicembre 2017) sono risultate consistenti e hanno migliorato il valore complessivo dell’indicatore, ma lo stato delle risorse immagazzinate su cui si innestano i volumi di ricarica e che delineano uno scenario in miglioramento ma non di normalità. Oggi non ci sono particolari situazioni di carenza di risorsa idrica rispetto alla domanda, ma permane la mancanza di una adeguata riserva per affrontare eventuali situazioni di emergenza. Attualmente, essendo superata la massima magra, si osserva un incremento sia delle portate che dei livelli idrici di falda sostenuti dagli afflussi soprattutto da dicembre in poi. La ricarica delle falde, pur in questo momento significativa, è però già compromessa e non è prevedibile un ritorno alla normalità (intesa come valore medio annuo delle portate) nemmeno per il 2018”. Quindi, avverte l’azienda di gestione idrica, “al fine di ridurre i rischi di disagio alle utenze (turnazioni e forti abbassamenti di pressione) è indispensabile realizzare gli interventi proposti da ACEA sia di breve che di medio-lungo periodo”. Finora, dopo gli interventi idraulici su acquedotti e reti, sono stati recuperati 1305 litri al secondo con 12700 manufatti ispezionati e 4000 perdite riparate: “Ad oggi circa 2.200 (l’80%) delle fontanelle (cosiddetti «nasoni») sono chiuse”. E’ stata avviata anche una “Sperimentazione sull’impiego della fibra ottica nelle reti idriche”.
INTERVENTI DI MEDIO PERIODO – Sono 2 progetti: sul principale acquedotto, il Peschiera-Capore (da queste 2 fonti reatine Acea preleva complessivamente 424 milioni e 319 mila metri cubi di acqua: 277 dal Peschiera e 147 da Le Capore) e l’altro riguarda l’Acqua Marcia (vedi pagina 17). La “realizzazione del nuovo tronco superiore dell’acquedotto Peschiera assume un’importanza prioritaria per evitare rischi rilevanti all’approvvigionamento idrico della Capitale e dell’Area Metropolitana”. Perché l’acquedotto “esistente attraversa zone ad elevatissimo rischio sismico ed idrogeologico, e una sua improvvisa interruzione, causata da un eventuale evento sismico o franoso, provocherebbe un disservizio alla popolazione dell’intera area metropolitana di Roma per un tempo non inferiore a 6 mesi”. In più “la vetustà dell’acquedotto esistente in esercizio ininterrotto da oltre 80 anni e realizzato con tecnologie ad oggi ampiamente superate” rende fondamentale il progetto per il “nuovo tronco superiore del Peschiera”: riguarda “circa 27 chilometri, tempi previsti per la realizzazione 2 anni e mezzo con una stima dell’importo lavori pari a 300 milioni di euro”.