Tre anni dopo la prima diffida regionale, ora Agosta, Arsoli, Marano Equo e Roviano dovranno passare ad Acea Ato 2 la gestione dei loro servizi idrici, altrimenti scatterà il commissariamento. Ad annunciarlo è il sindaco di Civitavecchia, Antonio Cozzolino, che aveva schierato il comune portuale nella stessa battaglia legale dei piccoli borghi della Valle dell’Aniene. “E’ arrivata una nota della Regione Lazio in cui, ai Comuni che avevano fatto ricorso contro la diffida del 13 marzo 2015, viene notificato l’avvio della procedura di commissariamento per cedere il servizio idrico ad ACEA. La Regione Lazio quindi con un’azione di forza passerà ad ACEA ATO2 SpA le reti idriche di quei Comuni che fin qui non lo hanno fatto. Si tratta della definitiva, grottesca, dimostrazione dell’assoluta inutilità delle delibere con le quali la Giunta Zingaretti, continuando a fare scempio della Legge Regionale 5/2014, pochi giorni prima delle passate elezioni ha disegnato, solo sulla carta, dei falsi ambiti di bacino idrografico”. Già l’estate scorsa era stato il ministro dell’Ambiente, Giampiero Galletti, a paventare ben 18 commissariamenti nel Lazio: “Credo sia ormai indifferibile il commissariamento di quei Comuni che non aderiscono ancora oggi agli Enti d’ ambito avverte Galletti – Ne abbiamo un esempio sul lago di Bracciano, ma non solo. In particolare, ad oggi, le gestioni che non hanno aderito alla gestione unica e che non sono provviste di un titolo di salvaguardia legittimo sono quelle dei Comuni di Agosta, Anguillara Sabazia, Anticoli Corrado, Arsoli, Canale Monterano, Capena, Cerreto Laziale, Civitavecchia, Civitella San Paolo, Labico, Ladispoli, Licenza, Marano Equo, Morlupo, Rignano Flaminio, Roviano, Sant’Angelo Romano e Trevi nel Lazio”. Otto di questi Comuni avevano però impugnato fino al Consiglio di Stato la diffida regionale che intima il passaggio del servizio idrico integrato ad Acea Ato 2. I sindaci di Civitavecchia, Ladispoli, Canale Monterano, Agosta, Marano Equo, Arsoli e Roviano si erano però visti respingere i ricorsi anche dai giudici amministrati di secondo grado, che hanno ritenuto nei mesi scorsi “l’appello infondato nel merito”. Dopo la sentenza avversa le amministrazioni comunali coinvolte si dichiararono “determinate a mettere in campo ogni possibile sforzo per continuare a resistere e valuteranno, con l’assistenza dei legali incaricati, le ulteriori azioni a difesa dei propri diritti”. Ma ora è arrivato l’ultimo aut-aut della Regione.