Quattro mesi dopo l’annuncio delle agevolazioni regionali, i pendolari dell’A24 sono ancora in attesa di conoscere le modalità d’accesso agli sconti sui pedaggi promessi dal presidente Nicola Zingaretti. Al quale ora arriva una petizione preparata dal Centro Agroalimentare di Roma che chiede di cambiare sia le tariffe che la segnaletica del casello di Settecamini.
LA PETIZIONE – Perché, “oltre ad essere il tratto autostradale probabilmente più oneroso di tutta Italia per l’utenza, il percorso di soli 10 chilometri che, dalla Tangenziale Est al Verano, arriva fino a Settecamini lungo l’A24 con il minimo pedaggio a carico di Euro 1,20 (pari 12 centesimi a chilometro), è diventato uno dei più lenti per le lunghe code e dei più insicuri per le numerose e macroscopiche incongruenze ingegneristiche che trasportatori e automobilisti scontano quotidianamente- denuncia il direttore generale del Car, Fabio Massimo Pallottini – in quel tratto autostradale, così irrazionalmente concepito e tanto fortemente tariffato, bisogna rimettere mano all’organizzazione del traffico e della viabilità che, attualmente, limitano l’accessibilità di comprensori metropolitani importanti, come quelli di Roma Est, del Tiburtino e della Valle dell’Aniene”. Il più grande agromercato italiano all’ingrosso, infatti, lamenta “un lento, rischioso, irrazionale calvario, che va modificato quanto prima” per non complicare la vita “alle 400 aziende interne, le 2.500 persone che ci vanno a lavoro ogni giorno, i protagonisti degli 85.000 accessi motorizzati mensili (soprattutto camion, furgoni e tir) per l’arrivo al Car su quel primo tratto dell’A24”. Anche perché gli ex Mercati generali stanno studiando una “non facile stagione di ulteriore sviluppo immobiliare, con l’acquisizione di nuove aree per l’insediamento di nuove aziende, la produzione di redditi, la creazione di lavoro. Ma, oggi come oggi, le condizioni di viabilità e trasporto nel tratto autostradale dell’A24 fino a Settecamini non agevolano i nostri sforzi, non contribuiscono al successo dei nostri progetti, non invogliano gli investitori, non accreditano le nostre proposte. Forse, in buona fede, ma qualcuno “rema contro”. E se le rendite di posizione prevalgono sullo sviluppo dei territori, non si uscirà mai dalla crisi”, avverte Pallottini. Il quale punta l’indice anche contro il costante intasamento dell’uscita per il Gra sulla complanare del traffico locale. “Forse gli ingegneri hanno sottovalutato i volumi di traffico in uscita in quel punto per immettersi nel Gra e, specie di mattina, formano lunghe file in quella che dovrebbe essere invece una via a scorrimento veloce. Per interi quarti d’ora non si muove nulla ed i tanti mezzi fermi (molti quelli diretti al Car) sostano in un “imbuto otturato” a due corsie e senza la terza di soccorso, che manca. La situazione peggiora con gli automobilisti ineducati che, invece di fare la fila, cercano di avvantaggiarsi invadendo la corsia sinistra, sperando di rientrare poi a destra, ma chiudendo così pure quella di sinistra. Alle aziende del Car che puntano sulla logistica per battere i concorrenti, le code causano ritardi e danni economici”, conclude il manager. Il Car raccoglierà proposte alternative “per migliorare le prestazioni di quel primo tratto dell’autostrada A24 candidato ad altri tre verosimili primati (pericolosità, lentezza, incongruenza), oltre a quello dell’onerosità della tariffazione astronomica dei pedaggi a carico dell’utenza motorizzata. Presenteremo una petizione alla Regione Lazio con una proposta ragionata e niente affatto oltranzista auspicando i più ampi consensi a cominciare dai Comuni di Guidonia e di Tivoli”.
IL SILENZIO DELLA REGIONE – “Dopo il ventesimo passaggio inizia in sostanza una scontistica importante che arriva fino al 20%- annunciò l’assessore regionale alle Infrastrutture, Fabio Refrigeri il 18 gennaio scorso – e di fatto contenendo l’aumento attuale”. E allora il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, esultò: “Questa sarà una boccata di ossigeno per i pendolari. È una giornata importante perché avevamo preso un impegno, fatto una promessa e non ce ne siamo dimenticati e la stiamo portando avanti”. Ma ancora non si vedono gli effetti, come andò 4 anni fa: il 29 gennaio 2014, infatti, l’assessore regionale Concettina Ciminiello assicurò che “la giunta ha dato mandato all’avvocatura di verificare se esistono le condizioni per un ricorso al Tar contro gli aumenti”. Però il ricorso alla giustizia amministrativa non è mai stato più presentato, a differenza del 2006, quando le Regioni Lazio e Abruzzo impugnarono insieme gli aumenti al Tar.