Tivoli, il j’accuse di Menditto: “Procura in grave crisi e Tribunale in grande affanno”

La “Procura di Tivoli è in grave stato”. La diagnosi sullo stato di salute dell’ufficio giudiziario che coordina le indagini in ben 75 Comuni del quadrante Est è refertata dallo stesso procuratore tiburtino, Francesco Menditto, nella relazione del “progetto organizzativo della Procura di Tivoli”. Il “sottodimensionamento dell’organico dei magistrati, del personale amministrativo e della polizia giudiziaria”, oltre al “gravosissimo arretrato accumulato nel tempo, non consentono il rispetto dei termini fissati per le indagini preliminari” nei 75 Comuni, denuncia il procuratore, che aggiunge: “La situazione, comparando i dati di altre Procure del distretto e anche quelli della Procura di Roma, è certamente più grave (senza tenere conto della “feroce” criminalità del circondario)”.

L’ORGANICO – Fin dall’istituzione del foro tiburtino, infatti, c’era la “previsione di un organico di 9 Sostituti contenuta nei provvedimenti del Ministro della Giustizia. Il mancato adeguamento come causa dell’attuale “ingestibile” arretrato L’organico attuale, composto fino al dicembre del 2016 da 7 Sostituti Procuratori e un Procuratore, è sempre stato ritenuto insufficiente dallo stesso Ministro della Giustizia che, più volte, ha individuato in 9 Sostituti e un Procuratore l’organico necessario per un ufficio giudiziario istituito nel 1999-2001 con l’obiettivo di “alleggerire” il carico di lavoro degli uffici di Roma”. Invece l’ottavo, e ultimo sostituto procuratore, è arrivato solo nel novembre scorso. Un rinforzo che lo stesso Menditto giudica “insufficiente: aumento di organico di 1 Sostituto Procuratore” a fronte di una Procura “collocata al 134° posto su 139 uffici di Procura, con un rapporto pari a 1 Magistrato per 60.804 abitanti rispetto a una “media” nazionale di 1 PM per 30.185 abitanti”. Ora, anche dopo l’arrivo dell’ottavo sostituto, il rapporto è ancora “estremamente sfavorevole: Tivoli 1 PM per 54.000 abitanti, con Rieti (minimo) 1/28.000 e Velletri (massimo) 1/46.000”. Numeri che poi vanno ad incidere sulla “quantità di arretrato, non riducibile seriamente se non con l’aumento di due Sostituti e del personale amministrativo”. Così, invece, “rischia di comportare tempi di definizione tali da rendere prevedibile la prescrizione per le contravvenzioni e per i delitti puniti meno gravemente (anche per le difficoltà che presenta il settore penale del Tribunale), disincentivando i riti alternativi”.

ANNI DI ARRETRATI – La Procura “ha un consistente arretrato per la cui definizione è prevedibile un tempo di alcuni anni. La Procura ha, seppur con estrema difficoltà e con l’impegno dei magistrati e del personale, la capacità di definire con richiesta di data per citazione diretta un numero di procedimenti (2.800) superiore a quelli definibili dal Tribunale. Le date per la prima udienza del giudizio monocratico a citazione diretta sono già fissate a distanza di oltre 18 mesi. L’attuale pendenza presso il Tribunale monocratico richiederebbe, in assenza di ulteriori fissazioni, due anni per la definizione, mentre con l’attuale capacità di definizione della Procura presenterà un incremento progressivo ed esponenziale. La gestione da parte del Tribunale monocratico di ruoli ad oggi composti in media di ben 1.400 processi non consente l’effettivo rispetto dei criteri di priorità legali (art. 132-bis c.p.p.), verificandosi -sia pure solo sporadicamente- revoche di misure cautelari per decorso del termine di efficacia. I processi monocratici presentano, inoltre, un rilevante e crescente rischio di prescrizione: dal 10% rilevato negli anni precedenti, si è passati ad oltre il 20% secondo i dati (fonte Consolle) delle definizioni intervenute nei primi nove mesi del 2017 ed è prevedibile un ulteriore aumento a fronte dell’incremento delle sopravvenienze. A ciò si aggiunge il rischio di prescrizione in appello, a sua volta elevatissimo”.

TRIBUNALE IN AFFANNO – Non solo la Procura, ma anche “il Tribunale di Tivoli è in grave affanno nel dibattimento collegiale (anche per le maggiori sopravvenienze derivanti dall’incrementato lavoro della Procura) e la Corte d’appello emette numerosissime sentenze di improcedibilità per prescrizione (secondo gli ultimi dati 36%)”. Nel foro tiburtino risultano attualmente vacanti 4 posti di giudici sui 23 orinari previsti.