Chiare, fresche e “salate” acque: la Conferenza dei Sindaci del 15 ottobre scorso ha infatti deliberato un aumento tariffario che scatterà da quest’anno. A Roma e provincia l’adeguamento in bolletta sarà del 5,63% per il 2018 e del 5,96% nel 2019 e dovrà coprire i conguagli comprendenti “costi per eventi eccezionali pari a € 3.944.496 relativi al 2016 e € 2.176.437 relativi al 2017 per il trasporto dei reflui su gomma resosi necessario per il sequestro di alcuni depuratori”. Un buco nell’acqua chiamato a coprire dalle tasche dei cittadini-utenti, con “la tariffa agevolata che aumenta molto”, come ammette la stessa Acea Ato 2. Ma non per tutti, perché continua la protesta di una ventina di comuni del Viterbese e della provincia di Roma (a cominciare da quelli della Valle dell’Aniene: Agosta, Anticoli Corrado, Marano Equo e Roviano) contro l’obbligo di trasferire il servizio idrico integrato sotto la gestione degli ambiti provinciali Ato 1 e Ato 2. I sindaci e i delegati degli enti locali interessati sono stati ricevuti il 16 ottobre scorso in audizione congiunta dalla ottava commissione (Agricoltura, ambiente) e dalla dodicesima commissione (Tutela del territorio) del Consiglio regionale.
LA PROTESTA DEI COMUNI –
“La Regione Lazio ci ha intimato di attivare tutte le procedure per l’immediato passaggio delle nostre infrastrutture ai rispettivi gestori degli ambiti provinciali, Ato 1 e Ato 2, pena l’immediato commissariamento. Eppure siamo tra i pochi comuni compresi in questi due ambiti – ha proseguito – che, autonomamente o attraverso società partecipate, ancora gestiscono in proprio il servizio idrico integrato, con buoni risultati in termini di prestazioni di servizi e tariffe. Potremmo considerare il nostro come un esempio virtuoso di gestione che si contrappone a quella dei grandi gestori d’ambito (Acea per Ato 1 e Talete per Ato 2). L’ingresso in questi ambiti, stando ai loro risultati di gestione, per noi significherebbe uno scadimento del servizio”. I comuni si sono anche opposti alla decisione ma i ricorsi hanno dato esito negativo sia dinanzi al Tar che al Consiglio di Stato. “Rimane aperta una questione politica – hanno aggiunto i rappresentanti dei Comuni – che riguarda la sensibilizzazione della Regione verso una proposta di legge attualmente all’esame del Parlamento che, rimettendo in discussione l’attuale disegno dei bacini d’ambito, li riorganizza sotto l’aspetto idrogeografico con l’obiettivo di favorire la creazione di piccoli bacini d’ambito a gestione locale attraverso consorzi di comuni”. Per questo motivo i comuni oggi chiedono alla Regione una moratoria: per aspettare l’esito dell’iter legislativo nazionale, onde evitare un doppio passaggio che potrebbe creare molti problemi di gestione. Del resto già “8 piccoli Comuni montani hanno scelto di gestire il servizio in economia, avvalendosi della facoltà di non aderire al SII per i comuni fino a 1.000 abitanti, prevista dall’art.148 comma 5 del D. Lgs. n.152 del 03/04/2006”.
L’ACCUSA DI LEGAMBIENTE –
Ma sul ciclo dell’acqua c’è il dito puntato di Legambiente su Acea, che “nonostante la siccità 2017, non fornisce dati aggiornati sulla dispersione, e si rimane al vecchio dato del 44% di dispersione idrica in provincia di Roma e il terribile 75,4% in provincia di Frosinone, consumi di 165 l/ab/anno nella capitale e 150 nel capoluogo ciociare. È molto grave che Acea e le sue componenti territoriali non forniscano numeri aggiornati sulla dispersione, dopo i disastri ambientali come quello di Bracciano e dopo la crisi idrica durante la siccità 2016-2017. Oltre i grandi annunci di tappi messi un po’ dovunque nella rete, non abbiamo alcun numero concreto che ci porta a immaginare miglioramenti, evidentemente le reti idriche della capitale e della ciociaria sono ancora colabrodo e torneremo ad accorgerne, nostro malgrado, ai prossimi mesi di siccità che saranno sempre più frequenti, a causa dei mutamenti climatici che abbiamo scatenato con le emissioni i gas climalteranti”, denuncia il segretario regionale di Legambiente, il rovianese Roberto Scacchi.
I DATI ACEA –
Ma il presidente di Acea Ato 2, Sandro Cecili, alla Conferenza dei sindaci ha assicurato che “l’anno scorso il Gestore ha recuperato il 10% delle perdite lineari e in questi anni ha in previsione 160 milioni di investimento dedicati al recupero delle perdite, che diventano 800 km in cinque anni nel piano industriale di Acea”. Sulle sorgenti, invece, “abbiamo delle situazioni abbastanza tranquille sugli acquiferi del Peschiera, dell’Acqua Marcia, dell’Appio-Alessandrino, del Simbrivio, i grandi acquiferi, un po’ più critico critica nella zona della Doganella a cui si assiste a una riduzione progressiva di anno in anno di quella che è la disponibilità della falda”.