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Tor Vergata e Pertini tra i Ps più sovraffollati E gli infermieri inviano un esposto al prefetto

Pronto soccorso ridotti in barella in tutta Roma, con il policlinico Tor Vergata e il Pertini in pianta stabile nella top-ten delle strutture più sovraffollate. E, davanti ad un sistema d’urgenza in emergenza, il sindacato infermieristico Nursind chiede “l’intervento del prefetto”. Perché “i gravissimi ritardi nella gestione delle emergenze, determinati dal “sequestro” quotidiano delle barelle nei Pronto Soccorso, è divenuto oramai prassi quotidiana negli ospedali della Capitale, con gravi ripercussioni sul territorio consistenti, soprattutto, per i soccorsi su patologie tempo-dipendenti”, denuncia il segretario provinciale, Stefano Barone. Lunedì 4 febbraio si è toccato il record di 56 ambulanze ferme per ore nei Ps in attesa della restituzione delle barelle e la media giornaliera è di circa “1000 persone nei pronto soccorso romani con il 40%-50% in attesa di un posto letto”. Un congestionamento dovuto anche al nuovo record negativo toccato dal Lazio: risulta la Regione ordinaria d’Italia con meno strutture d’emergenza-urgenza in rapporto alla popolazione residente. Perché, mentre la “media nazionale dei pronto soccorso è pari a uno ogni 90.546 abitanti- quantifica il Rapporto Ospedali & Salute- il Lazio ne ha uno ogni 117.769 residenti”. E’ anche per questo che si crea l’effetto-imbuto nelle astanterie, trasformate in impropri reparti di degenza anche per effetto dei tagli, inferti negli ultimi 13 anni, pari a un quarto degli ospedali (ne sono stati chiusi 16) e la chiusura di oltre un quarto di posti letto per acuti: “la contrazione del loro numero raggiunge il 26,9%: dai 30mila del 2006 agli attuali 21.056”. E così per ciascuno dei 50 Pronto soccorso rimasti aperti tocca sobbarcarsi un bacino d’utenza medio di 27 mila residenti in più rispetto allo standard nazionale. Il Lazio dispone di 23 Pronto Soccorso (la Lombardia ne ha 49). Poi ci sono altri 22 Pronto soccorso classificati come Dea (Dipartimento d’emergenza e accettazione) di 1° livello (la Toscana ne ha 29), dove confluiscono anche i casi inviati dai 23 Ps di base. E, infine, i 5 Pronto soccorso Dea di 2° livello (l’Emilia Romagna ne ha 14), strutture di riferimento di tutti i codici rossi non trattabili nei 23 Ps di base e nei 22 Ps Dea di 1° livello. “Per questi motivi il NurSind chiede che le ambulanze siano liberate e rese immediatamente operative per assistere la gente che sta fuori gli ospedali, non per creare con le loro barelle astanterie imposte da una non organizzazione- conclude Barone- La Regione non ha adottato interventi adeguati, mettendo cosi a rischio la vita delle persone e in grande difficoltà gli operatori del soccorso. Deve adottare provvedimenti che evitino il black-out definitivo dell’emergenza sanitaria, come il rispetto delle direttive per evitare i sovraffollamenti (cosa che non avviene ora) e le oramai non più rimandabili assunzioni di personale infermieristico che attivino i posti letto critici necessari e l’aumento dei mezzi del 118. In mancanza di ciò segnaleremo prontamente l’emergenza del blocco barelle nelle sedi giudiziarie competenti”. E se a Tor Vergata la condizione è stata anche denunciata dal sito Fanpage.it tramite “un video che mostra stanze stipate e pazienti ammassati nei corridoi sopra le barelle o seduti sulle sedie a rotelle”, al Pertini è invece andata di persona proprio la ministra della Salute, Giulia Grillo il 21 gennaio scorso: “La situazione non è drammatica, ne ho viste di peggiori. Ci sono certamente alcune criticità: ci sono problemi di posti letto in uscita, di personale infermieristico, al di sotto delle reali necessità, e medico con età avanzata. Il pronto soccorso era organizzato abbastanza bene. Alcune aree della struttura vanno rinnovate”.