Nell’ultra trentennale braccio di ferro Arsoli-Acea, il 22 febbraio scorso una sentenza del Commissario per gli Usi civici di Lazio, Umbria e Toscana ha dato ragione al Comune della Valle dell’Aniene. Perché, “nel contenzioso con Acea e Regione Lazio, sono state condannate a reintegrare nel possesso il nostro Comune di sessanta ettari di territorio espropriato nel 1985”, esulta l’amministrazione municipale da anni in lotta contro Acea Ato 2 anche per il passaggio della gestione del servizio idrico e fognario. Perché, ripete da 4 anni l’amministrazione arsolana, “a fronte di un incasso totale da parte del Comune di Arsoli che attualmente si attesta intorno ai 100.000 € per acqua, fognature e depurazione, incasso che serve alla gestione in toto del servizio ivi compreso il personale addetto, Acea-Ato 2 incasserà senza colpo ferire la bellezza di oltre 250.000€”. Nell’attesa di conoscere l’esito di quest’altro braccio di ferro sulla gestione, che vede coinvolti anche i Comuni di Agosta, Roviano e Marano Equo, Acea ha intanto chiuso il bilancio 2018 con una crescita del 50% dell’utile, che si è attestato a 271 milioni di euro, mentre l’Ebitda (il margine derivato dall’attività industriale) ha segnato un progresso dell’11% a 933 milioni di euro. Risultati che porteranno un lauto assegno anche al Comune di Roma che è il socio di maggioranza dell’azienda. Se si tiene conto che il dividendo proposto all’assemblea dei soci sarà di 0,71 euro, e che la partecipazione azionaria capitolina è pari al 51% delle quasi 213 milioni di azioni, si può calcolare a spanne che, una volta approvati i conti dall’assemblea, nelle casse del Campidoglio arriverà un assegno lordo di oltre 77 milioni di euro. Una boccata di ossigeno per le finanze comunali generata dalla gestione di Acea da parte dell’amministratore delegato, Stefano Donnarumma che, dopo l’approvazione del bilancio, ha spiegato che “si chiude un anno importante per Acea, il migliore di sempre. Un anno di svolta, soprattutto a livello industriale”.