Borghesiana, il viaggio della memoria dei ragazzi del “Marco Polo” ad Auschwitz

Una corona di fiori deposta sul memoriale del campo di sterminio di Birkenau. È stato il gesto compiuto dai circa 500 ragazzi delle terze medie di 14 scuole della provincia di Roma (Arcinazzo Romano, Cerreto Laziale, Ciciliano, Colleferro, Colonna, Gallicano, Gerano, Labico, Poli, Rocca Santo Stefano, Sambuci, San Cesareo, Zagarolo e l’istituto comprensivo Marco Polo della Borghesiana a Roma) che hanno partecipando al progetto ‘Ora, noi testimoni’ organizzato da 15 Comuni della provincia di Roma nell’ambito del Viaggio della memoria, patrocinato dal Consiglio regionale del Lazio. Il presidente del Consiglio del Lazio, Daniele Leodori, il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il vicepresidente del Consiglio, Devid Porrello, e l’assessore alla Scuola della Comunità ebraica, Daniela De Bach, hanno accompagnato i ragazzi nelle visite ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau e quindi nell’atto della deposizione della corona da parte della presidenza del Consiglio della Regione. I ragazzi, dopo avere visitato Vienna (città che per sette anni visse il dramma dell’occupazione nazista) e Cracovia (in particolare del quartiere ebraico, uno dei principali ghetti nazisti creati in Polonia durante l’occupazione tedesca), hanno terminato il loro viaggio dopo essere stati a Wieliczka, che ospita la miniera di sale, luogo storico che durante la Seconda guerra mondiale fu utilizzato dalle truppe di occupazione per impianti di produzione bellici, e Wadowice, città natale di Papa Giovanni Paolo II.

“Auspico che la memoria sia resa obbligatoria nei percorsi formativi di questi ragazzi nelle scuole”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori. “È un obiettivo che la nostra scuola dovrà darsi nei prossimi anni, risvegliando le coscienze: ce n’è bisogno, in questo momento in particolare”, ha aggiunto Leodori. Per il presidente della Pisana è necessario “tramandare ai giovani, fare conoscere e soprattutto fare capire quello che è successo, perché spiegare è impossibile ma cercare di fare capire quello che è successo è indispensabile. Abbiamo portato qui dei ragazzi di terza media nel tentativo di lanciare un messaggio chiaro fin da questa età”.