Dopo giorni sulla bocca di mezza Italia, viste le violente proteste di una parte dei residenti e dell’estrema destra per l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom, Casal Bruciato prova a tornare alla normalità. Il presidio delle forze dell’ordine a vigilare sul cortile di accesso allo stabile di via Satta è ancora presente ma con un numero inferiore di uomini e mezzi. Per ora la decisione della famiglia, sostenuta dal Papa e dalla sindaca Virginia Raggi, di rimanere nell’appartamento che le è stato legittimamente assegnato dal Campidoglio sembra pagare. Una scelta che segna una discontinuità rispetto alle due rivolte analoghe avvenute ad aprile, a Torre Maura e sempre a Casal Bruciato, terminate con una ‘vittoria’ della protesta di piazza e la rinuncia dei rom agli immobili a loro assegnati. Dopo Casal Bruciato anche a Tor Vergata nei giorni seguenti si è generata una rivolta dei cittadini contro l’arrivo di una famiglia rom in una casa popolare.
IL PREMIO – Intanto Simone, il 15enne di Torre Maura divenuto famoso per il video sul confronto con il leader di CasaPound, ha ricevuto il premio per il “Miglior figlio di Mamma Roma 2019”. Come si vive oggi a Torre Maura? “È uguale a prima – risponde Simone dal palco della manifestazione che premia cittadini e volontari che si sono distinti per le loro azioni – Diciamo che a Torre Maura non c’è niente, c’è la metro che per fortuna funziona, io consiglio sempre di andarsene”.
L’INCHIESTA – Per i fatti di Torre Maura e le proteste contro l’arrivo di 14 famiglie rom, la Digos ha identificato tutti i coinvolti attraverso i video e le immagini di quei giorni. L’informativa è stata depositata alla Procura di Roma il 10 maggio, e tra i 41 indagati compare il nome di Mauro Antonini, responsabile del Lazio per CasaPound. I reati ipotizzati per le persone coinvolte sono istigazione all’odio razziale, apologia di fascismo, interruzione di pubblico servizio, incendio doloso e manifestazione non preavvisata. Tra militanti e residenti, la maxi-informativa parla di circa 200 persone, tra cui non risultano né minori né donne. Antonini e i suoi sono le stesse persone che in questi ultimi giorni sono scese in via Satta a Casal Bruciato. Il nome del responsabile CasaPound del Lazio compare nelle informative sui fatti di entrambe le inchieste depositate dalla Digos in Procura, all’attenzione del pm Eugenio Albamonte. Per quanto riguarda i fatti di Casal Bruciato, oltre alle accuse formulate per Torre Maura, Antonini dovrà rispondere alla denuncia di resistenza a pubblico ufficiale. L’11 maggio sono stati portati alcuni mobiletti, materassi e un frigorifero nella casa di Casal Bruciato. “Appena avrò sistemato casa voglio organizzare una festa in cortile, una cena, invitando tutti i condomini con i loro figli, così i nostri bambini potranno giocare insieme. Vorrei far capire che siamo brave persone. Che ci conoscano per quello che siamo realmente. Noi perdoniamo tutti”, le parole di Imer, il capo famiglia del nucleo di 14 nomadi assegnatari della casa.