Liste d’attesa: il paziente laziale è quello messo peggio di tutti, anche dei campani: “la Campania sembra avere tempi di risposta minori del Lazio, che fra le 4 è la Regione con maggiori problemi di accesso”. Questa la diagnosi dell’“Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali”, una ricerca commissionata dalla Funzione Pubblica Cgil e condotta dal centro C.R.E.A. Sanità dell’Università Tor Vergata in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania, dove complessivamente la media del servizio pubblico per assegnare l’agognato appuntamento per le visite specialistiche è di 65 giorni a fronte di una settimana nelle strutture private. Il monitoraggio di 11 agende per le prenotazioni delle prestazioni specialistiche, infatti, indica in ben 9 casi i calendari laziali come quelli più lunghi. E questa “amara” attesa, comparata tra gli stessi sistemi sanitari regionali per le prestazioni erogate col semplice ticket, diventa ancor più spiacevole se confrontata con i tempi dell’intramoenia (ossia gli appuntamenti fissati dai medici del servizio pubblico, però in regime libero-professionale) o con quelli delle strutture private, accreditate e non.
TEMPI 25 VOLTE MAGGIORI – Differenze che, in questo caso, diventano abissali. Perché, per effettuare una colonscopia, chi non può permettersi l’intramoenia (effettuabile in una media di 6,8 giorni) è costretto ad attendere ben 25 volte di più: 175 giorni in lista col semplice ticket (servizio a pagina 3). “Le Regioni analizzate presentano nel loro insieme valori medi molto elevati, soprattutto per quanto riguarda le prestazioni effettuate nelle strutture pubbliche”, sottolineano i ricercatori, i quali tengono a ricordare “che si tratta di tempi per prestazioni senza esplicita indicazione di urgenza: per queste ultime l’accesso è prioritario e quindi certamente più rapido”. Però “il Lazio, in particolare, si contraddistingue per tempi particolarmente lunghi specie per alcune prestazioni (ad esempio gastroscopia e colonscopia)”.
100 GIORNI DI DIFFERENZA – Per la gastroscopia, infatti, l’attesa media nel Lazio è di 158,4 giorni, oltre cento in più della Lombardia (56,7 giorni). Ma è per la Colonscopia che i fin troppo pazienti laziali toccano il record nazionale: media di 175,7 giorni, il triplo dei tempi richiesti nel Veneto (60,4). Ma anche il sempre bistrattato servizio sanitario campano stacca di oltre cento giorni quello del Lazio per quanto riguarda i tempi dell’ecografia della tiroide: 22,1 giorni contro i 123,7. E non si tratta di un caso isolato (“la Campania sembra avere tempi di risposta minori del Lazio, che fra le 4 è la Regione con maggiori problemi di accesso”): per una radiografia articolare nel Lazio occorrono 42,9 giorni, ben 6 volte di più dei 7,5 campani. Per l’elettromiografia, invece, il Lazio quadruplica i tempi campani: 116 giorni rispetto ai 30,5. Ci sono poi liste triplicate in altri due casi: per l’ecocardiografia (32,5 giorni contro i 117,9 del Lazio) e per l’ecodoppler venoso degli arti (123 giorni a fronte dei 42,5 campani). E persino per la Spirometria nel Lazio (69,4 giorni) si deve tirare il fiato più del doppio che nel Veneto (32,5). Solo per gli appuntamenti con l’oculista (86,2 giorni) e per le coronografie (80) il Lazio si piazza rispettivamente al terzo e al secondo posto nella classifica delle peggiori attese.