44 CASI POSITIVI ALL’ASL ROMA 5, CHE DOMENICA HA AVUTO LA SUA PRIMA VITTIMA A TIVOLI. OLEVANO DELIBERA LA RICHIESTA PER LA LEGGE SULL’OSPEDALE MONTANO (MA SUBIACO TACE)
“Asl Roma 5: 6 nuovi casi positivi. 558 persone sono uscite dalla sorveglianza. Dal 28 Marzo disponibili ulteriori 6 posti di terapia intensiva a Tivoli e 4 a Colleferro”. Questo il bollettino regionale d’inizio settimana, con un totale di 44 persone positive e 220 sottoposte alla sorveglianza domiciliare nell’Asl Roma 5, che ieri, domenica 15, ha dovuto registrare la prima vittima da coronavirus: “Deceduto uomo di 80 anni a Tivoli con concomitante sarcoidosi polmonare e neoplasia prostatica”.
Sono intanto passati 3 giorni dalla bocciatura regionale della richiesta dei sindaci della Valle dell’Aniene in merito al ripristino dei 4 posti letto del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Subiaco, chiuso inspiegabilmente nel maggio 2015, però ancora tutto tace: nessuna pubblica presa di posizione da parte dei Comuni.
Venerdì 13, infatti, la Regione ha comunicato che, dal 28 marzo, verranno raddoppiati i posti letto attualmente a disposizione dell’Asl Roma 5: “Tivoli (da 6 a 12) e Colleferro (da 4 a 8)”.
Nonostante l’emergenza, dunque, nessun cenno all’ospedale di Subiaco da parte della Regione.
Come, del resto, questo giornale temeva sin dal 9 marzo, quando i sindaci del comprensorio si erano limitati a chiedere solo “l’installazione presso il P.O. di Subiaco” dei posti letto di Terapia intensiva, senza però sollecitare la Regione alla riassegnazione del requisito fondamentale per ottenere il ripristino di quel reparto: ovvero l’attribuzione della classificazione di “ospedale sede di Pronto Soccorso” per l’Angelucci. Che può arrivare solo grazie alla deroga ottenibile, appunto, con la legge sugli ospedali montani. Una norma approvata all’unanimità nel 2009, poi bocciata dalla Corte Costituzionale solo a causa del commissariamento della sanità laziale. Ma, con la fine annunciata del piano di rientro, cadrà anche l’unico ostacolo posto contro una norma ancora attuale, che il Consiglio regionale potrebbe, dunque, recuperare e riapprovare così com’è (compresi i posti letto di Terapia intensiva, già indicati nella stessa legge).
Ossia proprio quello che questo giornale propone ai Comuni di richiedere alla Regione sin dal 4 febbraio scorso, anche se solo 6 municipi finora hanno aderito, deliberando in tal senso: Affile, Agosta, Canterano, Cervara di Roma, Cineto Romano e Olevano Romano.
La delibera olevanese è importante, perché riguarda il secondo Comune più grande del Distretto 4. Resta incomprensibile, invece, l’assurdo silenzio dell’intero Consiglio comunale di Subiaco: sia la maggioranza che l’opposizione.
Un mutismo irresponsabile e complice nonostante il progressivo smantellamento dei servizi nell’ospedale, che procede senza tregua: l’ultimo, arrivato nei giorni scorsi, è il divieto di usare l’ecografo nei turni notturni (dalle ore 20 fino alle 8 del mattino, come già da mesi accade per il Laboratorio Analisi) a causa della carenza dei medici radiologi (reparto dimezzato da tempo: sono rimasti solo 2 specialisti sui 4 previsti). Ora anche “le richieste ecografiche urgenti dovranno essere evase previa autorizzazione del medico radiologo in servizio al Dea di Tivoli, contattabile telefonicamente, che valuterà l’appropriatezza della richiesta ed eventualmente disporre di un esame di diagnostica per immagini alternativo per soddisfare il quesito clinico urgente”.
Siamo arrivati, dunque, anche alle urgenze “telefonate”, proprio come nel film del dottor Guido Tersilli, il mitico “medico della mutua” interpretato dal grandissimo Alberto Sordi.
Ma qui i veri “Sordi”, però, sono i sindaci del comprensorio, che da anni fanno finta di non sentire lo strazio di un servizio sanitario decimato, neppure davanti all’enormità di un’emergenza grave come questa.
Antonio Sbraga – L’AnienE-News n° 6 – 16/03/2020