OGGI L’AUMENTO PIU’ ALTO: 20 CASI (SONO 72 NELL’ASL ROMA 5) REGIONE: “TERAPIA INTENSIVA +78 LETTI” (ALLORA PERCHE’ NON RIAPRE IL REPARTO A SUBIACO, RIASSEGNANDO LA SEDE DI P.S.?)
“Asl Roma 5: 20 nuovi casi positivi. 1262 persone sono uscite dalla sorveglianza domiciliare. Dal 28 Marzo disponibili ulteriori 10 posti di terapia intensiva” a Tivoli e Colleferro, dice il bollettino regionale di oggi, mercoledì 18 marzo.
Ieri, dopo il primo caso segnalato a Subiaco (e, nei giorni precedenti, a Rocca Santo Stefano dopo un decesso a Tivoli), altri 2 casi a Olevano Romano (“Entrambi sono residenti in una zona periferica via Ponte della Mola”, ha annunciato il sindaco, Umberto Quaresima) e un altro caso a Mandela (“Il paziente è attualmente ricoverato presso l’Ospedale di Tivoli, è in corso l’indagine epidemiologica”, ha spiegato il sindaco, Claudio Pettinelli).
Salgono così a complessive 72 le persone positive al coronavirus nei 70 Comuni dell’Asl Roma 5.
Oggi l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, fa anche un altro annuncio, relativo ad una ulteriore implementazione di 78 posti di terapia intensiva rispetto a quanto annunciato nei giorni scorsi (“200 di terapie intensive destinate all’emergenza Covid”).
Oggi, infatti, D’Amato annuncia: “il sistema sanitario sta lavorando a pieno regime e entro 10 giorni il numero delle terapie intensive covid19 nella Regione Lazio salirà a 278”.
Non si tratta di una gentile concessione regionale, ma piuttosto di un tardivo e ancora parziale allineamento al decreto del Ministero della Salute del 4 marzo scorso: “Il ministro Speranza ha predisposto un aumento del 50% dei posti di terapia intensiva”.
Applicando la percentuale indicata dal ministro, infatti, il Lazio avrebbe dovuto aggiungere 259 posti letto di Terapia intensiva, non i 153 annunciati nella prima fase.
E, visto che ora annuncia altri 78 posti letto entro i prossimi 10 giorni, “L’Aniene” torna a ribadire l’appello per la riapertura dei 4 posti nell’ospedale di Subiaco, inspiegabilmente chiusi dallo stesso D’Amato 5 anni fa. Però la Regione deve necessariamente fare un nuovo decreto che, stante l’emergenza, smentisca e superi il precedente Decreto U00222 del 2017, col quale si negò definitivamente quel reparto all’Angelucci.
Perché, insieme alla riapertura del reparto, deve essere necessariamente riassegnata all’Angelucci anche la “classificazione di ospedale sede di Pronto Soccorso”, tolta dalla Regione sempre nel 2014 con il declassamento in “presidio di zona particolarmente disagiata”.
Non è un cruccio de “L’Aniene”, ma lo ha scritto proprio la Regione nel Decreto U00222 del 2017 nel quale, per correggere l’errore dei decreti precedenti, ammise “una errata corrige nel riportare la presenza di letti di terapia intensiva che, ai sensi del DM 70/2015 e del DCA U00412 del 26/11/2014, non sono previsti per il Presidio di Subiaco in quanto Presidio di zona particolarmente disagiata”.
“L’Aniene” ha provato a spiegarlo ai sindaci del comprensorio, soprattutto a quelli che il 9 marzo scorso hanno chiesto solo l’attivazione dei posti letto di terapia intensiva senza chiedere anche la riassegnazione della classificazione di “ospedale sede di Pronto soccorso”, ottenibile in deroga solo in 2 modi: o con un decreto del commissario, oppure con la riapprovazione della legge sugli ospedali montani.
Ossia la norma, approvata all’unanimità del Consiglio regionale nel 2009 che, dopo l’annuncio dell’uscita dal commissariamento, può essere recuperata, considerato che la sentenza della Corte Costituzionale la bocciò solo perché era già vigente il piano di rientro nel Lazio (e quindi non poteva più legiferare in materia sanitaria).
Non si capisce perché la gran parte dei Comuni (a partire da Subiaco) non sostenga questa proposta, avanzata sin dal 4 febbraio scorso, che invece nel 2009 vedeva tutti d’accordo e oggi darebbe più forza alla richiesta della riattivazione del reparto di Terapia intensiva in un’emergenza senza precedenti come questa.
Fortunatamente ora i Comuni che sostengono la doppia richiesta sono diventati 7 con la delibera varata ieri da Arcinazzo Romano, che si va ad aggiungere a quelle di Affile, Agosta, Canterano, Cervara di Roma, Cineto Romano e Olevano Romano.
Antonio Sbraga – L’AnienE-News n° 8 – 18/03/2020