Cerca
Close this search box.

Anche Tor Vergata tra le 7 sorelle ospedaliere in rosso: perdite per 19 milioni e 589 mila euro

Negli ultimi 7 anni il policlinico ha sommato disavanzi pari a 297 milioni di euro

C’è anche il policlinico Tor Vergata tra le 7 sorelle ospedaliere in rosso di Roma. Le quali hanno chiuso l’ennesimo bilancio consuntivo in disavanzo, con perdite complessive per 384 milioni di euro. Negli ultimi 7 anni il disavanzo totale arriva a 3 miliardi e 344 milioni. Ed ora le 7 aziende ospedaliere temono anche il peggio, paventando un altro grande buco nel prossimo bilancio a causa della “situazione di emergenza vissuta nel 2020”, avverte il direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea, Adriano Marcolongo. Perché “la lenta ripresa delle attività, dovuta all’organizzazione dell’offerta assistenziale che è stata oggetto di continue revisioni e riprogrammazioni producendo una significativa variazione in termini di volumi e case‐mix ospedaliero, ha determinato una riduzione importante in termini produttivi. L’obiettivo è quello di far ripartire il sistema a regime nel minor tempo possibile cercando di ottimizzare le risorse impiegate al fine di non incorrere in pesanti disavanzi”. Deficit che l’effetto-Covid potrebbe rendere ancora più ingenti di quelli che hanno già accompagnato l’ultimo settennato delle sette sorelle: San Camillo-Forlanini primo con ben 988 milioni e 169 mila euro (di cui 113.719 nell’ultimo consuntivo), 664 milioni e 925 mila euro l’Umberto I (88.327), 595 milioni e 829 mila euro il San Giovanni-Addolorata (68.290), 389 milioni e 442 mila euro il Sant’Andrea (48.229), 297 milioni e 305 mila euro Tor Vergata (19.589), 261 milioni e 91 mila euro l’Ifo (24.153) e, in ultima posizione, l’Istituto Spallanzani con 147 milioni e 744 mila euro (22.036). Già ora 3 delle sette sorelle sono state messe a dieta dal Governo, con uno specifico piano di rientro nonostante l’uscita della Regione dal commissariamento della sanità dal 23 luglio scorso: il San Camillo-Forlanini, l’Umberto I e il San Giovanni-Addolorata dovranno, infatti, “rientrare complessivamente di 13,7 €/mln nel 2020 e 13,6 €/mln nel 2021, per un valore complessivo di 27,3 €/mln”, così prescrive l’ultimo decreto del commissario. Ma sul prossimo bilancio consuntivo 2020 peseranno anche i mancati introiti relativi alle chiusure dei ricoveri programmabili, delle attività chirurgiche d’elezione e di quelle ambulatoriali non urgenti nei mesi del lockdown, rischiando di mandare in profondo rosso i conti di tutte le sette sorelle ospedaliere romane. Le quali, già nell’ultimo consuntivo, hanno quasi tutte puntato l’indice contro la Regione per i troppo bassi rimborsi riconosciuti per le prestazioni erogate dagli ospedali ai degenti e i pazienti: “i DRG non sono invero remunerativi dei costi sostenuti per la loro produzione”, sottolinea nella sua relazione il direttore generale del San Giovanni-Addolorata, Massimo Annichiarico. Anche l’Umberto I lamenta “un finanziamento per funzioni assistenziali sottodimensionato rispetto agli effettivi costi sostenuti dall’azienda. A questo proposito la direzione ha più volte sostenuto con gli interlocutori regionali la necessità di maggiori contributi per il loro riconoscimento”, ha scritto il direttore generale, Vincenzo Panella, già numero uno della sanità laziale fino al 2018.