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Violenze e maltrattamenti in famiglia, “dimensioni allarmanti nel circondario tiburtino: +100% in 4 anni”

Il procuratore, Francesco Menditto, avverte: “Carenza di strutture e di personale”

La Procura di Tivoli, proseguendo il monitoraggio avviato con la relazione del 19 settembre 2019, ha pubblicato una seconda relazione sull’attuazione della legge 69/2019, quella contro la violenza di genere, dopo un anno di applicazione nei 75 Comuni del circondario giudiziario tiburtino. La legge 19 luglio 2019, n. 69, entrata in vigore il 9 agosto 2019, prevede infatti numerose modifiche al codice penale, al codice di rito e ad altre disposizioni, con l’obiettivo di assicurare, in misura più intensa, la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

L’APPLICAZIONE DELLA NORMA – “Non si sono verificate serie criticità nell’attuazione della legge, anche perché questa Procura già trattava celermente le notizie di reato di violenza di genere, con assegnazione di adeguate risorse e formazione della polizia giudiziaria. I comandi di polizia giudiziaria, seppur con affanno per le scarse risorse disponibili, provvedono adeguatamente. Anche la Procura, anche grazie all’impegno dei Magistrati e del personale, sta adempiendo ai suoi compiti”.

I LIMITI DELLA RIFORMA – La Procura tiburtina segnala che “mancano, ad esempio, interventi sulle fasi successive a quelle delle indagini (udienza preliminare, dibattimento di primo e secondo grado) in cui i tempi sono rimasti immutati e inaccettabilmente lunghi tanto da condurre ad assoluzioni derivanti dal fattore tempo”. E sottolinea anche “l’assenza di idonee strutture che consentano di accompagnare la donna alla denuncia e dopo la denuncia. Pur se sono stati attivati nel circondario di Tivoli negli ultimi due anni tre centri antiviolenza riconosciuti dalla Regione, si tratta di un numero largamente insufficienti in un territorio di 600.000 abitanti. Manca una casa rifugio che assicuri tutela e accoglienza immediata”. Oltre che “l’assenza di un numero adeguato di personale di polizia giudiziaria, oltre che di personale di questa Procura”.

DIMENSIONI ALLARMANTI – Se a livello nazionale “il fenomeno della violenza di genere (violenza fisica, sessuale, verbale, psicologica, economica e morale nei confronti delle donne) è di dimensioni allarmanti, sia per il numero delle vittime, sia per l’elevatissima percentuale dei casi non denunciati, pari a circa il 90%”, nel circondario tiburtino si è registrato “l’aumento del 100% delle denunce negli ultimi 4 anni, l’incremento costante nell’anno di applicazione del Codice rosso (9% rispetto all’anno precedente, nonostante il lockdown). Si rilevano i seguenti incrementi per il periodo dal 1° luglio 2016 (per gli anni precedenti, dal 2010 i dati sono sostanzialmente costanti) al 30 giugno 2020 (l’azione di emersione dei reati è in atto dal novembre 2016): per i principali reati di violenza di genere indicati (572, 609-bis ss., 612-bis c.p.), + 94% (da 502 a 972); per atti persecutori (art. 612-bis c.p.), + 70% (da 206 a 350); per maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), + 76% (da 247 a 531); per violenza sessuale (art. 609-bis ss. c.p.), + 115% (da 49 a 72)”. Per quanto riguarda i maltrattamenti in famiglia “sono commessi per la gran parte da uomini (78 %) ai danni delle donne. Quando autori del reato sono donne, le parti offese sono per la metà donne e per la metà uomini. Disaggregando i dati emerge che la gran parte dei maltrattamenti di donne ai danni di uomini derivano da situazioni di disagio della donna (tossicodipendenza o alcoldipendenza)”. Mentre “la violenza sessuale è commessa per la quasi totalità da uomini (96%) ai danni principalmente di donne (80%), ma anche di uomini (20%); Nei rarissimi casi in cui autori del reato sono donne (4%), le parti offese sono per la quasi totalità donne”. Anche le “lesioni aggravate dalla relazione sono commesse in gran parte da uomini (77%) ai danni principalmente di donne (73%), ma anche di uomini (27%) Nei limitati casi in cui autori del reato sono donne (23%), le parti offese sono per la metà uomini per l’altra metà donne”.