Secondo l’ultima sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea lo Stato italiano dovrà recuperare gli “aiuti illegali” concessi alla Chiesa sotto forma di esenzione dall’imposta comunale sugli immobili (Ici) tra il 2006 e il 2011. Tale pronunciamento annulla quindi la decisione della Commissione del 2012 e del Tribunale europeo del 2016. Con la sentenza, la Corte ha evidenziato che dal momento che l’aiuto è illegale, è “logica conseguenza” predisporre “l’ordine di recupero”. E’ stata invece confermata la decisione della Commissione e del Tribunale di respingere il ricorso sull’Imu, che si è sostituita all’Ici nel 2011 con la riforma del governo Monti, e che non prevede l’esenzione per immobili di proprietà della Chiesa in cui vengono svolte attività a carattere economico. Secondo stime dell’Anci, tra il 2006 e il 2011 le esenzioni accordate si aggirerebbero tra i 4 e i 5 miliardi di euro.
IL PATRIMONIO –
Stando alle stime (non ufficiali) il 20 per cento dell’intero patrimonio immobiliare italiano farebbe riferimento alla Chiesa di Roma che nella Capitale vedrebbe salire percentualmente la sua potenza edilizia fino a un quarto dell’intero comparto: ventitremila fra terreni e fabbricati (appartamenti, negozi, uffici eccetera) intestati a centinaia di entità diverse fra enti, diocesi, istituti, congregazioni, confraternite, società, tutte realtà comunque riconducibili al Vaticano. Secondo una vecchia stima dei radicali, infatti, il più alto numero di proprietà fra Roma e provincia vede i seguenti numeri di immobili detenuti dalla Chiesa: “l’Abbazia di Subiaco 102, l’Apsa 306 (comprese le varie sigle) le Ancelle francescane del Buon pastore 55, Arcipretura Valmontone 350, Arcipretura in Vallepietra 97, Beneficio parrocchiale del capitolo di San Pietro-Vaticano 164+201, capitolo Subiaco 575, Canonici Albano Laziale 171, Canonici Ariccia 518, Capitolo Basilica S. Maria Maggiore 101, Caritas 70, Vicarie Castel Madama 158, Vicariato di Roma 276”.
EDIFICI ABBANDONATI –
Eppure, nonostante questo ricco portafoglio immobiliare, la diocesi di Tivoli ha, proprio a Subiaco, alcuni edifici chiusi ed abbandonati. Il caso più clamoroso è quello dell’ex Hotel “Zia Lidia”, acquistato una ventina d’anni fa dall’allora diocesi di Subiaco, che lo voleva trasformare in un centro di formazione. Poi la Diocesi sublacense venne smembrata e la curia tiburtina non ha più portato avanti i lavori di ristrutturazione, fermi da più di un decennio. I ponteggi sono arrugginiti, ormai avvolti da una folta vegetazione. La facciata è scrostata, il tetto aggobbito: la struttura di Via del Pino, insomma, appare come l’Overlook Hotel del film “Shining”. Un altro immobile non abbandonato, però chiuso da molti anni è il settecentesco palazzo della Missione. La struttura di Viale della Repubblica, inaugurata nel 1765, non è stata più utilizzata dopo il trasloco del Liceo Braschi ed è di proprietà della Curia diocesana di Tivoli. Per la concattedrale di Sant’Andrea, invece, il Meetup Sublacense del M5S ha celebrato il quindicesimo anniversario della gru montata accanto alla chiesa, alta 62 metri: “in questo Anno 2018 compie l’anniversario della istallazione della Gru, sono 15 anni era l’Anno 2003 quando fu istallata. Era stata utilizzata per il rifacimento del tetto della Chiesa di Sant’Andrea, ma dopo che i lavori terminarono, è rimasta lì per tutti questi anni. Il sindaco perché non interviene?”. Un’interrogazione è stata presentata anche in Consiglio comunale dalla minoranza: “Dalla risposta è emerso che la parrocchia stia per superare la fase degli adempimenti burocratici e quindi sia in procinto di riprendere i lavori”, annuncia il gruppo di Alternativa per Subiaco.