Un’Asl in “sedicesimo”. Per la poltrona di direttore generale della Roma 5 i candidati non si sono fatti in quattro, ma in sedici. Anzi, gli idonei ammessi dalla commissione di esperti erano 17, ma uno è stato congelato: si tratta di Pietro Grasso, è attualmente direttore sanitario del Presidio Columbus, appartenente alla Fondazione Gemelli (struttura accreditata con la Regione) e quindi “l’incarico è inconferibile”. E, mentre il governatore Nicola Zingaretti pensa alla potatura delle rose (la norma che disciplina la selezione della dirigenza sanitaria, il decreto legislativo 171 del 4 agosto 2016, stabilisce che la commissione è tenuta a proporre “al presidente della Regione una rosa di candidati, non inferiore a tre e non superiore a cinque”) fa ancora clamore il petalo “sospeso con riserva”, quello dell’ormai ex direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca, finito agli arresti domiciliari il 12 aprile per l’inchiesta sulla presunta concorsopoli umbra. Duca compare sia nella lista dei papabili per il San Giovanni-Addolorata che per il Sant’Andrea (ci sono da assegnare altre 3 poltrone: Asl Roma 4, Asl Frosinone e Ares 118). Nelle rose c’è anche Vitaliano De Salazar, attuale direttore generale dell’Asl Roma 3, ora in corsa anche per l’Asl 5. Dove De Salazar è già stato fino al dicembre 2017, quando l’azienda è stata commissariata. La Regione allora diede disposizioni affinché “il dottor Vitaliano De Salazar, per il quale sono già state impartite indicazioni finalizzate al differimento del termine del relativo contratto di incarico quale Direttore della ASL Roma 5 viene destinato alla direzione della ASL Roma 3, a pari condizioni e con scadenza contrattuale 03/12/2019”. L’Asl 5, che ha cambiato 3 direttori in 3 anni, venne affidata ad interim al direttore generale della Roma 4, Giuseppe Quintavalle, anche lui ora in corsa per entrambe le aziende. Due Asl che, secondo i decreti della Regione, avrebbero dovuto essere soppresse ed accorpate prima nel “luglio 2017”, poi “entro il 2018”. Ma, alla fine, ad essere “soppresso” è stato invece l’annunciato piano di riduzione delle Asl romane da 6 a 4. Un po’ come la novità dell’incompatibilità tra presidente di Regione e commissario ad acta per la sanità, introdotta dal decreto fiscale, pubblicato lo scorso 18 dicembre. Il 19 marzo scorso è scaduto il termine previsto per la nomina del nuovo commissario e “il 29 marzo il Mef mi scriveva per chiedermi di concertare la nomina del Commissario e del sub commissario della Campania e del Lazio”, come ha raccontato la stessa ministra della Salute, Giulia Grillo. Da allora è passato oltre un mese ma i sostituti di Zingaretti e De Luca ancora non vengono nominati dal Governo, come accade per i 6 direttori generali, le cui rose di idonei sono state rese pubbliche dal 20 aprile scorso.