Secondo il “Monitoraggio civico sullo stato dei Pronto Soccorso nel Lazio”, stilato da Cittadinanzattiva Lazio e i camici bianchi della Società italiana medicina d’emergenza urgenza (Simeu), l’area più critica è individuata nel “quadrante est di Roma”. E, proprio nei Pronto Soccorso di Roma Est, risultano infatti più ambulanze e pazienti “parcheggiati”: le prime in attesa fuori, per lunghe ore, per la restituzione delle barelle e i secondi pigiati nelle astanterie, in fila per una visita, un esame o un posto letto disponibile. E, nella sfibrante attesa, i parcheggi degli ospedali assumono le sembianze di quelli delle concessionarie: il 13 gennaio c’erano ben 10 ambulanze in fila per il blocco-barelle davanti al Policlinico Casilino. Anche se era l’Umberto I quel giorno la struttura più congestionata, con oltre la metà dei 122 pazienti trattati “in attesa”: 70. Seguita, sul mesto podio, dal Pertini (44 in attesa su 98 pazienti trattati) e dal Sant’Eugenio (41 su 87). Ma il record degli accessi trattati contemporaneamente è di un altro policlinico, Tor Vergata, con 130 pazienti presenti e 38 in attesa di ricovero. “Il PTV ha una percentuale di codici rossi 5,9% sul totale degli accessi (media regionale 3,2%) e punte di accesso, tramite ambulanza, arrivate fino a 51 al giorno- ha spiegato il commissario straordinario, Tiziana Frittelli- In questo contesto si inserisce la cronica carenza di medici di Pronto Soccorso difficili da reperire. A seguito dell’espletamento di un concorso, nel mese scorso, hanno preso servizio 4 nuovi medici di Pronto Soccorso. Altri 3 medici prenderanno servizio nella metà del mese”. Ma non c’è solo la carenza di camici bianchi a rischiare di far collassare i Ps, che risultano troppo pochi nel Lazio. La Regione, infatti, ha la maglia nera per il minor numero di strutture d’emergenza-urgenza in rapporto alla popolazione residente: mentre la “media nazionale dei Pronto soccorso è pari a uno ogni 90.546 abitanti- quantifica il Rapporto Ospedali & Salute- il Lazio ne ha uno ogni 117.769 residenti”. Ma la Regione figura anche al 7° posto della classifica italiana dei “senza-letto”: il Lazio è al di sotto dello standard nazionale dei 3 posti per acuti ogni mille residenti (ne sono rimasti solo 17 mila e 220, pari a 2,92). Questa la situazione dopo le “amputazioni” imposte negli ultimi 14 anni, con ben 9 mila posti letto tagliati, pari a oltre un quarto dell’originaria dotazione ospedaliera: “la contrazione del loro numero raggiunge il 26,9%: dai 30mila del 2006 agli attuali 21.056”, quantifica il Rapporto sullo Stato delle Province del Lazio, stilato dall’Istituto Eures. Tant’è che il San Camillo, per fronteggiare “il sovraffollamento del Ps”, ha dovuto “incrementare di 34 posti letto, per un periodo di 4 mesi, il Padiglione Maroncelli”. Ma restano fuori troppi pazienti, costretti a restare sulle barelle delle ambulanze, bloccate nei parcheggi e sostituite nelle varie postazioni del 118 dai noleggi dei mezzi privati che, negli ultimi 7 anni, sono costati ben 43 milioni e 482 mila euro, pari ad una media di 17 mila e 254 euro al giorno.