Finalmente anche la Cgil, dopo anni di letargo, torna a denunciare l’insostenibile “grave situazione di carenza del personale nella ASL RM5 che mette a rischio l’erogazione delle prestazioni e i servizi ai cittadini”. Secondo il calcolo del sindacato, infatti, l’azienda è sotto del 23% dell’organico, che ora conta 2901 dipendenti: mancano all’appello 660 figure. Le seguenti: “oltre 180 infermieri, 90 OSS, 70 ausiliari, 26 assistenti sociali, 50 impiegati di vari livelli, 27 tecnici di laboratorio e 30 tecnici di radiologia, 22 logopedisti, 40 fisioterapisti e 15 ostetriche.
Mancano all’appello anche 80 medici delle diverse discipline (tra cui anestesisti, cardiologi, chirurghi, pediatri, psichiatri) e 30 psicologi”. Una sfilza di caselle vuote che si somma alla carenza di posti letto (-889 nei 5 ospedali), alla mancanza della risonanza magnetica (unico caso nel Lazio: a marzo l’ultimo annuncio dell’acquisto compirà 2 anni) e all’inadeguatezza dei servizi ambulatoriali (“Ci sono attese di nove mesi per una visita neuropsichiatrica per un minore e di oltre un anno per la logopedia. Nel contempo aumentano e si espandono i poliambulatori privati che traggono profitto dalle carenze dei servizi ospedalieri e territoriali”). Non solo:
- “le camere operatorie non riescono a rispondere al numero di interventi richiesti;
- in emodinamica “un servizio di emergenza h. 24” sono rimasti solo 4 cardiologi ne occorrerebbero almeno il doppio;
- nell’ospedale di Tivoli non si effettuano uroflussimetrie perché non c’è abbastanza personale infermieristico e i servizi di radiologia e di encefalografia hanno sospeso le prestazioni per gli esterni;
- i Pronto Soccorso di Tivoli, Palestrina, Colleferro, Subiaco e Monterotondo sono al collasso, ci sono attese interminabili a causa della carenza di personale e la mancanza di posti letto;
- Non si garantiscono nella ASL i tempi standard per gli interventi di frattura del femore previsti da legge (ultimi in graduatoria nei tempi d’intervento in base ai dati regionali);
- Nei laboratori analisi si stanno riducendo le prestazioni esterne”.
La Cgil chiede all’Asl “per quale motivo pur potendo non si assume. Lo scorso anno sono stati spesi oltre 6 milioni di euro in straordinari solo per il comparto non medico e due milioni in attività aggiuntive svolta oltre l’orario di lavoro”. Un conto, quest’ultimo, che “L’Aniene” da tempo denuncia, estendendolo all’ultimo triennio: 5 milioni e 758 mila euro, pari ad una media giornaliera di oltre 5 mila e 816 euro fino al settembre scorso. Ma ora sono già diventati 6 milioni, con i 329 mila euro di prestazioni aggiuntive per i nefrologi deliberati per il 2020. “L’Aniene” ha anche denunciato le carenze, consegnando un dossier il 4 febbraio alla Commissione Sanità della X Comunità Montana (pubblicato alle pagine 8 e 9 del numero in edicola). Ma i sindaci, tranne rarissime eccezioni, continuano a tacere, sempre proni alla linea del “tutto bene madama la marchesa” di Regione ed Asl. Anzi, l’Asl ha dimostrato più onestà intellettuale: dal luglio scorso, infatti, “L’Aniene” riporta le manchevolezze del servizio ammesse dalla stessa azienda sanitaria nel proprio rapporto annuale. Ma neanche quella “certificazione” dei problemi, refertata dalla stessa Asl, riesce a smuovere, da ben 7 mesi ormai, i sindaci dal loro torpore (diversamente da quelli dei distretti di Colleferro e Palestrina, che hanno firmato una dura presa di posizione nei confronti di Regione ed Asl). Proprio perché la legge assegna ai sindaci il ruolo di massima autorità sanitaria nei loro Comuni, ma evidentemente, nella Valle dell’Aniene, è a loro insaputa…
Antonio Sbraga – L’AnienE-News n°2 del 17/02/2020