ASL ROMA 5: +20 CASI, COMPRESI I 2 TRA SUBIACO E AFFILE (378 I CONTAGIATI). DOPO 4 ANNI DI LAVORI FERMI PER IL 2° MODULO REMS, DELIBERATA LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO: I SINDACI ORA CHIEDANO ALLA REGIONE LO STOP AL PROGETTO
“Asl Roma 5: 20 nuovi casi positivi. 2 pazienti sono guariti. 1448 persone sono uscite dall’isolamento domiciliare”. Salgono così a 378 i positivi al coronavirus nei 70 Comuni dell’Asl Roma 5, compresi i nuovi registrati a Subiaco (“sale a 7 il numero dei casi positivi al Covid-19, di cui 2 risultano guariti e fuori pericolo”) ed Affile (totali 2).
REMS, RISOLUZIONE DEL CONTRATTO PER I LAVORI DEL 2° MODULO – Dopo 4 anni di lavori mai partiti, ieri l’Asl Roma 5 ha finalmente deliberato la “Risoluzione del rapporto contrattuale con “Multiservizio Tecnologico (Olicar SPA) per l’esecuzione dei lavori “Rems Definitiva Ospedale Angelucci Subiaco” e per l’effetto revoca in parte qua della deliberazione n.81 del 09/02/2016”. Si tratta del cantiere per la realizzazione del 2° modulo da 20 posti letto al primo piano dell’ospedale di Subiaco (l’altro, al piano terra, è attivo da 5 anni con altrettanti 20 posti letto). Avrebbero dovuto inaugurarlo quasi 3 anni fa: “Tempistica: Luglio 2017” aveva annunciato la Regione, che poi ha posticipato l’apertura al “maggio 2021”.
Ora i sindaci della Valle dell’Aniene hanno di nuovo l’occasione, che non hanno mai nemmeno tentato di sfruttare negli anni scorsi, di chiedere alla Regione di fermare il progetto da 3 milioni e 171 mila euro e riconsegnare quegli spazi sottratti alla degenza per acuti dell’ospedale di Subiaco. Soprattutto ora che siamo nel pieno della più grave emergenza sanitaria dell’ultimo secolo, per la quale si sta implementando l’offerta di posti letto in tutti gli ospedali d’Italia (tranne che nell’Asl Roma 5, dove già mancavano 889 letti, e ora siamo arrivati quasi a mille in meno. Perché a Subiaco, dopo l’accorpamento di Chirurgia, si è passati da 30 a 25 letti per acuti e a Palestrina tutti i 79 posti sono stati dedicati ai degenti-Covid). Il 2° modulo Rems la Regione potrebbe ora realizzarlo in una delle tante strutture dismesse di Roma (come Santa Maria della Pietà, ad esempio), anche perché era già previsto nel decreto del 2013, che aveva individuato 2 immobili della capitale. Uno in Via Bartolomeo Capitanio, in un complesso del Parco della Marcigliana “accessibile e prossimo al centro urbano di Roma, al carcere di Rebibbia e ai principali nosocomi romani”. E l’altro in Via Clarice Tartufari. Ma poi furono cancellati in extremis nel successivo decreto del febbraio 2015, con il quale la Regione finì per aumentare sia il numero delle strutture (con le 2 provvisorie realizzate a Palombara Sabina e Pontecorvo) che i costi finali (da 17 milioni e 705 mila a 20 milioni e 831 mila euro) solo per poter sostituire le due sedi capitoline indicate originariamente nel 2013. Una spesa maggiore di oltre 3 milioni di euro pur di cambiare quel primo cronoprogramma inviato dalla Regione ai Ministeri della Salute e della Giustizia che, appunto, prevedeva “il restauro e il risanamento di 2 strutture situate nella città di Roma e la ristrutturazione di un ospedale dismesso in provincia di Roma” come indicò, scrivendo il falso, la Regione. Perché quell’“ospedale dismesso in provincia di Roma” era, appunto, Subiaco, mai dismesso. Eppure i sindaci della Valle dell’Aniene, che nel 2013 non contestarono questo falso clamoroso scritto dalla Regione ai Ministeri e accettarono supinamente il dimezzamento dell’ospedale, hanno l’ultima possibilità: chiedere ciò che ha già chiesto il commissario di governo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, Franco Corleone. Per il quale, infatti, “la capitale produce sicuramente un numero elevato di presenze di pazienti e stupisce notare che a Roma non sia prevista neppure una Rems”, ha denunciato nella sua relazione. Non solo: anche sulla “presenza di due moduli da 20 posti il Commissario ha fatto presente i suoi dubbi su questa soluzione, dal punto di vista edilizio e del modello terapeutico che prefigura poiché, tendenzialmente, la sua preferenza è per una scelta verso modelli di strutture di accoglienza più piccole”. Peraltro il doppio modulo Rems di Subiaco è l’unico realizzato all’interno di un ospedale per acuti, proprio in aperto contrasto con la stessa relazione del commissario nella quale, a pagina 6, si sostiene, infatti, che “le REMS andranno costantemente monitorate e tenute sotto stretta sorveglianza; dovranno essere architettonicamente e strutturalmente adeguate alla loro funzione e natura che è quella di una comunità e nemmeno lontanamente di un ospedale o di un carcere”. Tutte denunce ampiamente riportate dai giornali 3 anni fa e mai neanche lontanamente riprese dai sindaci della Valle dell’Aniene, sempre chini davanti ai voleri della Regione. Però se manco ora i sindaci, a partire da quello di Subiaco, non interverranno neanche stavolta saranno non solo complici ma corresponsabili dell’ennesima sottrazione dei servizi sanitari ai danni della popolazione residente nella Valle dell’Aniene. Perché, così come Zingaretti cambiò le due destinazioni romane nel decreto del 2013, può farlo a maggior ragione ora, togliendo il carico del secondo modulo a Subiaco, peraltro ancora completamente da realizzare, creando finalmente almeno una Rems nella capitale, come più volte sollecitato dallo stesso commissario di governo e colpevolmente taciuto dai sindaci del comprensorio.
Antonio Sbraga – L’AnienE-News n° 25 – 04/04/2020