AGGIORNAMENTO DEL NUMERO https://www.laniene.it/2020/07/27/laniene-edizione-digitale-luglio-agosto/
Sindaci e Parco dei Simbruini non hanno più alibi: ricorrano al Tar o si dimettano
Come già preannunciato dal nuovo numero de “L’Aniene” (https://www.laniene.it/2020/07/27/laniene-edizione-digitale-luglio-agosto/) del 27 luglio, appena 3 giorni dopo il Bollettino ufficiale della Regione Lazio del 30 luglio ha pubblicato la determinazione con la quale “autorizza Acea Ato 2 Spa ad un maggior prelievo, nella misura massima di 190,00 l/sec., dalle sorgenti del Pertuso, ad integrazione dell’attuale prelievo di 360,00 l/sec.”.
Si compie, così, il volere della società di gestione del servizio idrico che, fin dal 22 marzo scorso, “a causa del deficitario afflusso nevoso e piovoso degli ultimi mesi e del conseguente possibile esaurimento anticipato della risorsa idrica delle sorgenti Vallepietra e Ceraso, richiede la maggiore derivazione di acqua dalle sorgenti del Pertuso nella quantità di l/sec. 190,00 per l’approvvigionamento idrico dei Comuni serviti dall’acquedotto del Simbrivio e della Doganella”.
Ecco le tappe:
1) La prima pubblicazione di questa istanza risale al “Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 7 maggio 2020”;
2) Il primo no dei funzionari arriva con “la nota dell’Area Concessioni della Regione Lazio n. 603307 del 08/07/2020, con la quale, è stata data comunicazione ad Acea Ato 2 Spa dei motivi
ostativi all’accoglimento dell’istanza di maggiore derivazione di acqua dalle sorgenti del Pertuso di
l/sec. 190,00, prevedendo comunque la possibilità di rivalutare la suddetta richiesta qualora fossero intervenuti atti giuridicamente idonei a legittimarne tale procedura, quali la dichiarazione di stato di calamità naturale”;
3) L’Acea Ato 2 ha risposto con alcune “controdeduzioni alla nota dell’Area Concessioni della
Regione Lazio n. 603307 del 08/07/2020, evidenziando che, in ogni caso, sarà comunque garantito
un rilascio nel Fiume Aniene a valle della diga del Pertuso superiore al limite di 150 l/s”;
4) Il 21 luglio, con una nota “a firma congiunta dei Sindaci dei Comuni di Colonna, Frascati, Lariano, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Palestrina, Rocca Priora, San Cesareo e Zagarolo, si richiede di autorizzare la maggiore derivazione di acqua dalle sorgenti del Pertuso di l/sec. 190,00”;
5) Acea Ato 2 Spa torna alla carica e ribadisce che, “in assenza dell’incremento temporaneo della portata di derivazione dalla sorgente del Pertuso si 190 l/s, circa 250.000 abitanti in 46 comuni dell’Area Sud e dell’Area Est dell’ATO 2 – Roma sarebbero interessati dalla contrazione della portata dell’acquedotto Simbrivio – Doganella per 8 – 10 ore al giorno, mentre nel caso di integrazione dalla sorgente del Pertuso il deficit si ridurrebbe in modo significativo, interessando circa 35.000 persone in 13 comuni”;
6) Ed è così che arriva “il Decreto del Presidente della Regione Lazio n. T00121 del 24/07/2020 con cui è stato dichiarato lo “stato di calamità naturale” a seguito degli eventi eccezionali di natura metereologica verificatisi nel territorio della Regione Lazio per l’anno 2020”;
7) Era il solo requisito che mancava, richiesto dai funzionari della Regione e sollecitato dai sindaci dei Castelli. E Zingaretti lo ha fornito accompagnandolo con l’alibi perfetto: “anche e soprattutto al fine di prevenire rischi per la salute pubblica dovuti alla carenza di approvvigionamento idrico nell’ambito dell’attuale contesto emergenziale legato alla emergenza sanitaria nazionale Covid-19”. Eccola la parolina magica, il passepartout inattaccabile: “Covid-19”. Perché solo così l’emergenza idrica può andare ben oltre la stagione estiva, fino a quella delle piogge autunnali (e anche oltre lo stato d’emergenza nazionale per il Covid, appena prorogato sino al 15 ottobre…), considerato che “la suddetta autorizzazione si intende rilasciata dalla data di notifica del presente atto fino al 30/11/2020, termine dello stato di calamità previsto dal Decreto del Presidente della Regione Lazio n. T00121 del 24/07/2020”.
Davanti a questo ennesimo, vergognoso scippo ai danni della Valle dell’Aniene, il Parco dei Monti Simbruini, che dovrebbe tutelare l’area protetta più grande del Lazio insieme al suo fiume, non scrive una sola parola dal maggio scorso. Se non si fosse già dimesso da settimane e per sua “personale e professionale scelta”, sarebbe da chiedere le immediate dimissioni del presidente del Parco (ora lo faccia almeno il direttore dell’ente, già assistente dell’ex assessore regionale all’Ambiente e attuale presidente del Consiglio regionale, il pd Mauro Buschini). O almeno si dimetta il presidente della Comunità del Parco, quel sindaco di Subiaco capace di scrivere soltanto letterine ossequiose alla Regione, sempre genuflettenti come nell’analogo scandalo dell’ospedale. Perché le note dal tono indignato, invece, le pubblica solo a beneficio dei suoi seguaci sui social network, come un Salvini de noantri, ma mai in atti ufficiali. Il 26 luglio, ben 2 giorni dopo la firma del decreto Zingaretti (pubblicato sul Burl lo stesso 24), Pelliccia ha infatti avuto la faccia tosta di usare il condizionale: “Apprendiamo oggi, con enorme disappunto, che la Regione Lazio avrebbe approvato la captazione di ulteriori 190 litri al secondo dalle sorgenti del Pertuso”. Come “avrebbe”?!? Ora manco più il Bollettino ufficiale basta a questi sindaci per adempiere ai propri doveri, rinviati alle solite vane richieste di tavoli: “Chiediamo un incontro urgente con il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’Assessore ai Lavori Pubblici e Tutela del Territorio Mauro Alessandri, riservandoci ulteriori iniziative (inclusa una impugnazione del provvedimento davanti al TAR del Lazio) che saranno concordate tra i Sindaci non appena sarà disponibile il testo ufficiale dell’ordinanza”. Ma non si tratta di una “ordinanza”, è un decreto per la precisione, ed è stato già firmato e pubblicato il 24, altro che “non appena sarà disponibile il testo ufficiale dell’ordinanza”. Ed è proprio quel decreto di Zingaretti che fornisce i presupposti giuridici per procedere all’atto dirigenziale di gestione che è, appunto, una determinazione (non “ordinanza”) firmata il 27 luglio e pubblicata oggi, 30 luglio, sul Burl del Lazio. Ma il sindaco di Subiaco, che pure è prodigo di comunicati stampa, tace (come sulla crisi dell’ospedale) insieme ai suoi colleghi, che nulla fecero anche nel 2017, quando Zingaretti anche in quel caso disse sì alla richiesta di Acea Ato 2, che aumentò i prelievi alla principale sorgente dell’Aniene per sostituire la fine delle captazioni al lago di Bracciano. Perché i sindaci del Braccianese, ricorrendo al Tar, inflissero una nuova sconfitta alla Regione (costringendo Zingaretti a fare marcia indietro sui prelievi, com’era accaduto già con i tagli all’ospedale di Bracciano, cancellati con un decreto ad hoc nel maggio del 2015 in cambio del ritiro del ricorso da parte dei Comuni). Se anche questa volta i sindaci della Valle dell’Aniene non presenteranno immediato ricorso al Tar non gli rimarrà che una cosa: andare a “risciacquare i panni (e le fasce tricolori) in Aniene”. Sempre ammesso che trovino ancora dell’acqua…
Antonio Sbraga – 30/07/2020