Dopo la denuncia per il mancato invio delle prescrizioni via posta elettronica
Per 3 giorni ha atteso invano l’arrivo, via posta elettronica, delle prescrizioni farmaceutiche richieste al medico di famiglia per i medicinali assunti quotidianamente dai due genitori ottantenni. Così prescrive l’ordinanza regionale per evitare l’assembramento, ma dallo Studio Medico Associato di Subiaco non è arrivata nessuna risposta, nemmeno telefonicamente: “già altre 3 volte in precedenza avevo dovuto sollecitare l’invio delle prescrizioni richieste chiamando lo studio, stavolta ho dovuto presentare una denuncia ai carabinieri e chiedere l’intervento del Distretto sanitario di Subiaco, che ha ottenuto le ricette soltanto chiamando i medici ai loro cellulari personali”, racconta il figlio dei due pensionati, che ha inoltrato la denuncia anche a Regione, Asl, Dipartimento d’Igiene e Nas. La Regione ha subito chiesto all’Asl Roma 5, “effettuate le verifiche di competenza, di fornire notizie in relazione a quanto segnalato e ai successivi eventuali provvedimenti adottati”, ha scritto il direttore regionale, Renato Botti. L’Asl ha convocato il responsabile dello Studio Medico Associato, Luigi Gaetani, che al Messaggero ha dichiarato: “il medico degli assistiti era in ferie, una segretaria non è riuscita ad aprire la sua posta, cosa che è avvenuta il giorno successivo”. “Non è affatto così- controreplica il denunciante- solo il terzo giorno ho ottenuto le prescrizioni, ma solo grazie all’intervento, che ho dovuto chiedere via Pec, al Distretto sanitario. Al quale chiedo anche di verificare se lo studio sublacense rispetta le disposizioni regionali sulle “associazioni di Medici di medicina Generale denominate Unità di Cure Primarie (UCP)” per le quali è previsto che debbano rimanere “aperte dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19”. Il 21 agosto non lo era, come accertato dallo stesso dirigente del Distretto”. Chiedo poi al Dipartimento d’Igiene e al Nas di verificare se lo Studio Medico Associato, ubicato all’interno di un angusto ex locale commerciale collegato con un’abitazione al piano inferiore, sia dotato dell’idonea destinazione urbanistica per l’uso attuale e dell’adeguata metratura sufficiente a contenere un bacino d’utenza di migliaia di pazienti, spesso costretti ad assieparsi lungo l’attiguo marciapiede di Via Garibaldi, soprattutto ora con le misure anti-assembramento anti-Covid”.